In uno studio condotto ben cinquant’anni fa dallo psicologo Philip Zimbardo è riportato che su diecimila persone (tale era il numero dei volontari intervistati), quattromila si definivano timide. Se questa percentuale è rappresentativa, significa che tra tutte persone che può capitarvi di incontrare nella vita, quattro su dieci sono timide. Una di queste persone potreste essere proprio voi.
La timidezza è una caratteristica molto diffusa. Oltre a coloro che si definiscono “strutturalmente” riservati, c’è un gran numero di persone che ammette di essersi sentito timido almeno una volta nella vita (circa il 99% della popolazione, secondo Zimbardo). Ma da dove nasce la timidezza? Perché alcune persone sembrano nascere timide e restano tali per tutta la vita?
Prima di rispondere a questo quesito dobbiamo fare una necessaria distinzione tra l’introversione e la timidezza. Le persone introverse amano la solitudine, preferiscono situazioni tranquille e generalmente hanno una cerchia ristretta di conoscenze, proprio come i timidi. La differenza è che però gli introversi sono pienamente soddisfatti del modo in cui vivono, mentre i timidi vorrebbero comportarsi in modo più espansivo ma sono frenati dalla paura.
Sembra che sia l’introversione sia la timidezza abbiano una radice genetica. Ma ricerche recenti hanno confermato l’idea, già diffusa tra gli studiosi, che a fare la differenza sia sempre l’ambiente in cui si cresce. Tante ricerche sulla timidezza sono state condotte su gemelli identici che pur avendo lo stesso patrimonio genetico sviluppano caratteri anche molto diversi.
I bambini iniziano a capire le regole della microsocietà in cui vivono, quella familiare, quando hanno tra i 18 e i 20 mesi di vita. Il rapporto con chi si prende cura di loro in quel periodo determina molta della loro storia futura. A seconda del carattere o del modo di comportarsi dei genitori i bambini “imparano” a essere timidi o estroversi.
Di solito la timidezza è caratteristica di chi è cresciuto in una famiglia autoritaria e poco affettiva, mentre anche i bambini “geneticamente” timidi ma cresciuti in un ambiente stimolante e aperto diventerebbero persone estroverse e sicure da grandi.
I bambini timidi vorrebbero giocare, sporcarsi, sbagliare, rischiare come tutti gli altri, ma spesso non lo fanno perché sono bloccati da un muro di paura. Temono di sbagliare, di rendersi ridicoli, di essere maltrattati… e si portano dietro questo peso per una vita intera. La buona notizia, però, è che la timidezza non è un ostacolo insormontabile. È possibile uscire da questa gabbia e smettere di aver paura, e l’età adulta con la consapevolezza data dagli anni è il momento migliore per tentare questo passo.
Esistono molte tecniche collaudate che possono aiutare chi soffre per la propria timidezza a riaprirsi gradualmente al mondo. È consigliabile provare un’esperienza di counselling o un percorso di psicoterapia, anche per un periodo limitato. Se c’è la giusta motivazione i risultati possono essere ottimi, proprio perché la timidezza non fa parte della natura più profonda delle persone ma è spesso solo un triste fardello che è stato posato sulle loro spalle quando erano piccole.