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    Cos'è il «goblin mode», ossia l'elogio dell'imperfezione
    Essere sciatti e pigri non è più una vergogna, ma un vanto: ecco cosa significa “goblin mode” e perché è un concetto da accogliere con favore.

    Ogni anno l’Oxford dictionary propone un sondaggio ai cittadini, con il quale sarà votata la parola dell’anno. Ebbene, per gli inglesi il 2022 è stato l’anno del “goblin mode”! Questo neologismo ha il significato di “lasciarsi andare”, “prendersi una tregua”, concedersi un attimo di respiro dal punto di vista principalmente psicologico. La locuzione “goblin mode” è legata in particolare al concetto di pigrizia e sciatteria, intese però in senso positivo come sollievo dai mille obblighi del quotidiano.

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    La società Oxford Language ha commentato i risultati del sondaggio vedendoli come l’espressione di un bisogno collettivo di accettazione dell’imperfezione della vita, in contrasto con l’obbligo socialmente molto sentito di essere sempre produttivi e al top.

    L’amore per lo stile di vita “goblin mode” (che tra l’altro è un hashtag popolarissimo su Tiktok) non è una novità assoluta. Sono già alcuni anni che il mondo del cinema e delle serie TV propone affettuosi ritratti di personaggi “alternativi”, pieni di imperfezioni e non contrassegnati da un’indole particolarmente competitiva. Anche il mondo della moda si è fatto più inclusivo, accogliendo forme corporee devianti dall’ideale, oltre a capelli bianchi, acne, peli e smagliature. Se ci pensiamo la tendenza è iniziata da un po’, idealmente con il personaggio super-imperfetto ma adorabile di Bridget Jones. Oggi spopola Mercoledì Addams, nella recente versione di Tim Burton: un’adolescente che presenta una certa antisocialità, non ha bisogno di compiacere gli altri e presenta probabilmente anche tratti neurodivergenti.

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    Il “goblin mode” piace a tanti, o meglio, è desiderato da tanti, ma non mancano i detrattori. Il dibattito social infuria tra i sostenitori della perfezione, o almeno del tentativo caparbio e costante di raggiungerla, e i paladini dell’autoaccettazione. Ciò è particolarmente vero quando si tratta, ad esempio, il tema del sovrappeso. C’è anche chi torna indietro, al vecchio modello Bridget Jones, e osserva in modo critico che la famosa eroina presentata come sovrappeso nel 2001 era in realtà una normalissima taglia 44 che oggi non sconvolgerebbe nessuno.

    I tempi cambiano ma la spinta del “goblin mode” è interessante per capire dove è arrivata la nostra società. La spinta all’emersione dalla massa, al miglioramento costante, alla dieta ferrea e ai muscoli, alla casa perennemente in ordine e al successo sentimentale continua a esserci, ma sta rivelando sempre più le sue crepe. Sono in molti ad accorgersi dell’insostenibilità di certi modelli ed è da qui che nasce la loro messa in discussione. Ha fatto molto scalpore la recentissima confessione di Marie Kondo, musa dell’ordine in casa che ha costruito un impero sul concetto di decluttering, la quale ha ammesso di non essere più ordinata come prima dopo la nascita dei figli; anzi, ha capito che l’ordine impeccabile della sua casa era in realtà una prigione.

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    Il “goblin mode” può essere solo una moda come tante, ma mette in evidenza il tema importante dell’accettazione di sé come valore. Per questo è guardato con favore.

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     Commenti (2)
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    1. sottileconfine, Roma (Lazio)
      L'ennesima scemenza partorita dai c.d. progressisti. Fluidi in tutto anche nel non rispettare se stessi e le regole della civile convivenza. Il corollario a questa moda è il famoso motto del marchese del grillo: io sono io e tutto il resto non vale un c... Niente di più che una forma pompata di narcisismo rovesciato.
    2. marina_russia, Volgograd (Volgogradskaya Oblast)
      come si suol dire, la polvere giace in casa e io mi sdraierò)...
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