Avere una storia con una persona impegnata è come giocare con il fuoco: il rischio di scottarsi è dietro l’angolo. Ciò non significa che, come si sente continuamente dire in giro, fare l’amante significhi mancare di rispetto a se stessi: i contorni della questione sono molto più sfumati.
Per qualcuno, in un certo periodo della vita, fare l’amante potrebbe essere intesa come una scelta di libertà: nessun vincolo, nessun obbligo, nessuna necessità se non quella di dar corda al proprio istinto. Spesso la parziale indisponibilità della persona che si ha accanto consente di tirare il fiato, di non caricarsi di stress e di permettersi una maggiore sincerità. Fare l’amante a lungo termine, però, è ben diverso e può diventare pericoloso.
Dov’è il pericolo? Prima di tutto nel senso di vuoto e di fragilità, che possono diventare divoranti. La persona che si ha accanto, lo si sa bene, c’è solo quando vuole e può ed è disposta a condividere solo una minima parte di sé (di solito quella legata alla sensualità e al divertimento). Questo significa, per l’amante, non avere nessuno al proprio fianco quando ne ha bisogno. La consapevolezza di ciò può essere ancora più disperante della solitudine totale.
Peggio ancora è quando, dopo un po’ di tempo, ci si accorge di essere innamorati proprio di quella persona che viene e va a proprio piacimento e dichiaratamente senza un interesse profondo. Allora il dolore che si prova è del tutto simile a quello legato a un amore non corrisposto: infatti è di questo che parliamo, la maggior parte delle volte.
Stare accanto a una persona impegnata significa camminare su un filo che può spezzarsi da un momento all’altro per scagliarci nel vuoto. Non tutti sono in grado di reggere la tensione che ciò comporta, almeno non per periodi molto lunghi. La “doppia vita” della persona impegnata che ha una relazione extraconiugale è una pienezza, perché integra sia gli aspetti quotidiani vissuti con il partner ufficiale sia i lati trasgressivi e ludici vissuti con l’amante. Quest’ultimo, però, non ha altro che un amore “monco”, incompleto, privo di quel sostegno e di quella fiducia che quasi tutti cercano in una relazione.
Accettare di avere una relazione con una persona impegnata significa non dimenticare mai che questa deve essere temporanea e a un certo punto andrà chiusa. Non è possibile che un’unione simile non presenti prima o poi il conto in termini di dolore ed è a quel punto, o auspicabilmente anche prima, che ci si deve rendere conto che è ora di cambiare strada.
A far pendere l’ago della bilancia verso la ricerca di un amore “completo” non è il moralismo, che lascia il tempo che trova, quanto la necessità che una relazione sia soddisfacente a più livelli, senza quella componente di precarietà che rende ogni legame infinitamente stressante.