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    Il “meat paradox”, una forma di dissonanza cognitiva
    Battersi per i diritti degli animali e per l’ecologia continuando a mangiare carne? Si può: si tratta del “meat paradox”.

    Il concetto di dissonanza cognitiva indica, in psicologia, una marcata differenza tra quelle che sono le convinzioni di una persona e il suo atteggiamento reale. Uno degli esempi più frequenti nel mondo contemporaneo è il cosiddetto “meat paradox” un fenomeno che andremo a spiegare nei prossimi paragrafi. Prima di addentrarci nel “paradosso della carne”, aggiungiamo che la dissonanza cognitiva diventa rilevante nel momento in cui il soggetto è costretto dalle circostanze a riconoscere la contraddittorietà dei propri comportamenti e ne resta ferito, inquietato, deluso.

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    Il "meat paradox", o paradosso della carne, è una forma di dissonanza cognitiva tipica delle persone che amano gli animali, sentono il desiderio di impegnarsi per contrastare le pratiche barbare degli allevamenti, odiano la caccia e le pellicce, sono sensibili ai temi ambientali e tuttavia continuano a mangiare carne. Queste persone, in parole povere, si preoccupano per il benessere degli animali ma non riescono a fare a meno di mangiarli.

    Ci sono molte ragioni diverse alla base di questo paradosso: in primo luogo, molte persone sono state cresciute con l'idea che la carne sia essenziale per una dieta sana; alcune culture e tradizioni culinarie, tra cui quella italiana, valorizzano particolarmente la carne come fonte di proteine, ferro e altri nutrienti importanti. Inoltre, il sapore della carne è spesso molto apprezzato e ritenuto difficile da replicare con alternative vegetali.

    Oggi ci stiamo sempre più rendendo conto che il consumo eccessivo di carne è da condannare, non solo per ragioni relative al benessere animale, ma anche per temi come l’emissione di gas serra e l’incidenza dei tumori nelle persone che consumano troppi derivati animali. Eppure, come sempre quando si tratta di alimentazione, modificare il nostro rapporto con la carne significa andare a toccare potenti corde emozionali in ciascuno di noi. Le persone che soffrono di più sono proprio quelle che si sentono messe costantemente di fronte al paradosso delle loro azioni: lottano per l’ecologia ma mangiano carne, un comportamento condannato da più parti come antiecologico (forse anche con un eccesso di foga, dobbiamo dirlo).

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    Quando siamo immersi nel paradosso della carne possiamo produrre pensieri distorti che hanno l’unico scopo di attenuare la consapevolezza della dissonanza: uno dei più comuni è convincersi che l’animale ucciso non sia un essere senziente (accade spesso coi pesci), un altro è lasciarsi distrarre dal modo in cui la pietanza è presentata, quasi che la sostanza di cui è fatta non fosse mai appartenuta a un animale.

    Il meat paradox è veramente un segno dei tempi: fino a qualche anno fa non esisteva, se non nella mente di pochissime persone. Oggi è molto diffuso perché ci si sta rendendo conto, a partire dai privati cittadini fino ai governi e ai luminari della scienza, che il consumo di carne attuale non sarà più sostenibile nel prossimo futuro. Il paradosso della carne è un tema complesso e controverso che richiede una riflessione seria sulle nostre scelte alimentari e sui valori che guidano la nostra vita, non solo a livello individuale ma anche a livello collettivo.

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    Al di là delle scelte che ciascuno di noi può prendere, diventare consci dell’esistenza e delle implicazioni del paradosso della carne può aiutare la riflessione e attenuare i sensi di colpa individuali, dato che si tratta di un fenomeno che non qualifica la moralità della persona o la sua coerenza, ma è un problema ben più ampio.

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     Commenti (1)
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    1. cri_cri62, Udine (Friuli-Venezia Giulia)
      Credo che il più comune sia il "Christian paradox" ... chi si professa cristiano e poi è gramo come il peccato!!!
    Grazie per aver immmesso il tuo commento!
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