Le papere sembrano scivolare leggiadre sul pelo dell’acqua, senza alcuno sforzo. Ma se si guarda sotto la superficie, si può notare che le loro zampe si muovono furiosamente nello sforzo di mantenersi a galla. Proprio da questa metafora nasce il concetto di “sindrome della papera”, coniato dall’università di Standford per descrivere la situazione di alcuni studenti.
Standford è un’università molto prestigiosa e l’ambiente interno è molto competitivo. La pressione spinge alcuni studenti a mascherare le proprie difficoltà, assumendo un atteggiamento simile a quello delle papere: in superficie va tutto bene mentre sotto si consuma un grandissimo sforzo, una difficoltà invisibile.
Le “papere” non si trovano solo all’università di Standford ma in tutto il mondo. Sono soprattutto i giovani ad assumere questo tipo di atteggiamento ma non è raro che capiti anche agli adulti. Tutto lo stress e l’affanno viene messo sotto il tappeto per apparire sereni ed efficienti, ma a che prezzo?
Sappiamo che reprimere i sentimenti non li cancella, semmai li sposta da qualche altra parte. Le “papere” possono soffrire di disturbi del sonno, tipicamente d’insonnia, possono vivere stati d’ansia opprimenti, possono addirittura cadere in depressione quando la finzione non regge più. Possono avere difficoltà a concentrarsi, soffrire di mal di testa, possono ammalarsi più spesso degli altri e avere tanti altri problemi stress-correlati.
Le cause per cui la sindrome della papera dilaga sono da ricercarsi nell’ambiente competitivo che anima molte scuole e università ma anche alcuni luoghi di lavoro. Vivere in uno stato di costante competizione è molto stressante e può avere anche dei risvolti tragici, come dimostrano l’alto tasso di suicidi giovanili e l’altrettanto numero di hikikomori del Paese più competitivo al mondo, ossia il Giappone. Mentre i suicidi possono essere “papere” che cercano di fingere di stare bene finché possono e poi mollano di colpo, gli hikikomori sono coloro che scelgono di ritirarsi preventivamente da un ambiente tossico, ma purtroppo anche dalla vita. Purtroppo anche in Italia accade più spesso di quanto dovrebbe che uno studente si suicidi per colpa delle difficoltà incontrate all’università, dopo aver finto a lungo con famiglia e amici che andasse tutto bene.
Alcuni pensano che la sindrome della papera sia dovuta anche a internet, che espone costantemente a modelli di successo spingendo molte persone insicure a cercare di emulare il loro atteggiamento sicuro e allegro. Molto, infine, dipende dal carattere di ciascuno: c’è chi mostra più facilmente le sue difficoltà e chi preferisce nasconderle, chi è più indulgente con se stesso e chi invece è estremamente perfezionista.
Per evitare i problemi da piccoli a grandi che la sindrome della papera può comportare è necessario ammettere di averla. È molto difficile che chi soffre dietro una facciata felice venga aiutato dall’esterno, perché non rimanda agli altri la necessità di essere sorretto. È quindi importante che sia la persona stessa a riconoscere che fa fatica e che ha bisogno di un supporto, di allontanarsi dall’ambiente tossico o semplicemente di ridimensionare i propri standard. Darsi modo di riposare e ricalibrare i propri impegni in modo più realistico è una responsabilità fondamentale per salvaguardare la propria salute e felicità.