Anche quest’anno torna l’ora legale. Alle due del mattino del 31 marzo sposteremo le lancette in avanti di un’ora: dormiremo un po’ meno ma beneficeremo immediatamente di un’ora di luce in più. Quest’anno l’appuntamento con l’ora legale sarà molto più “soft” rispetto agli altri anni perché coincide con la Pasqua, permettendo alla maggior parte delle persone di recuperare l’ora persa indugiando un po’ a letto. Il nuovo orario resterà in vigore fino a domenica 27 ottobre 2024.
Nonostante le polemiche che negli ultimi anni sono state avanzate da parte di medici e cittadini, l’ora legale continua dunque a essere una regola nel nostro Paese, insieme alla maggior parte degli stati del Nord America e dell’Europa. L’ora legale invece è poco usata in continenti come Africa e Asia.
L’ora legale è stata introdotta definitivamente nel 1966 e il motivo principale per cui è usata ancor oggi è che consente il risparmio energetico: un’ora di luce in più permette di accendere più tardi l’illuminazione elettrica. Ogni anno grazie a questa convenzione risparmiamo in Italia un quantitativo di corrente pari al bisogno annuale di 210 mila famiglie e immettiamo oltre 300 mila tonnellate di anidride carbonica in meno.
Eppure sono molti gli avversari dell’ora legale. Nel 2018 un sondaggio pubblico a livello europeo ha dimostrato che oltre l’84% delle persone vorrebbe mantenere l’ora solare tutto l’anno. I Paesi mediterranei riscontrano un effettivo beneficio con il cambio dell’ora mentre nel Nord Europa la percezione è ben diversa: le giornate a quelle latitudini sono naturalmente più lunghe e dunque a pesare di più è il disagio di privarsi di un’ora di sonno.
Anche molti medici sono contro il cambio dell’ora. Non c’è una certezza ufficiale che il cambio dell’ora faccia davvero male ma un piccolo studio condotto su 1000 cittadini ha dimostrato che il 65% del campione si sente stanco e affaticato nei giorni seguenti all’entrata in vigore dell’ora legale o solare. Per i più sensibili è necessario un po’ di tempo per ricalibrarsi e ritrovare il proprio ritmo naturale.
È inoltre famoso uno studio dell’università della Pennsylvania che ha riscontrato un deciso aumento del tasso di ictus ischemico nei due giorni successivi alla transizione: il cambio dell’ora potrebbe alterare le funzioni cerebro e cardiovascolari. Infatti nella settimana seguente il cambio dell’ora, lo stesso studio registrava un aumento del 5% degli infarti. È veramente sorprendente come il cambio di una sola ora possa alterare l’organismo. Il cambio di orario viene paragonato ad un piccolo jet lag.
Queste considerazioni hanno portato alcuni Paesi, come la Russia, ad abbandonare l’ora legale, mentre altri stati hanno deciso invece di dire addio all’ora solare. In fondo anche il tempo, quello misurabile dall’uomo, è una convenzione.
Di sicuro in questo periodo storico, segnato dall’incertezza energetica e dai rincari, è del tutto impensabile di abbandonare l’ora legale anche qui da noi. Vedremo cosa ci riserverà il futuro.