La Giornata Internazionale della Memoria del Disastro di Cernobyl è stata istituita dall’ONU nel 2016 per commemorare le vittime del disastro nucleare avvenuto il 26 aprile 1986 alla centrale nucleare di Cernobyl, nei pressi della città ucraina di Pryp"jat’ (allora URSS). Non solo si è trattato di uno degli incidenti legati al nucleare più problematici della Storia, ma ha avuto e sta avendo importanti conseguenze a lungo termine sui territori colpiti.
La catastrofe di Cernobyl è stata causata da una serie di errori umani (volontari o non) a seguito un test di sicurezza mal concepito durante il quale si verificarono diversi gravi malfunzionamenti tecnici.
Durante il test gli operatori della centrale nucleare, per cercare di migliorare la stabilità del reattore n.4, abbassarono troppo la potenza, non è chiaro se ignorando gli avvertimenti dei sistemi di sicurezza o in modo inconsapevole per via di un guasto in detti sistemi. In seguito, un improvviso e catastrofico aumento di potenza fece esplodere il reattore. Ci furono ben due esplosioni, le quali causarono un incendio che durò diversi giorni, rilasciando enormi quantità di materiale radioattivo nell'atmosfera.
Le conseguenze dell'incidente furono devastanti. Migliaia di persone furono evacuate dalle loro case e un'ampia area circostante la centrale nucleare fu interdetta alla presenza umana. Migliaia di lavoratori e volontari, noti come "liquidatori", furono mobilitati per contenere l'espansione della contaminazione radioattiva e per smaltire i detriti radioattivi. I liquidatori che sono stati riconosciuti e protetti dallo Stato come tali ammontano a circa 600.000 persone, molte delle quali hanno subito le nefaste conseguenze dell’esposizione alle radiazioni.
L'incidente causò gravi problemi di salute pubblica anche a chi non intervenne direttamente per arginare il disastro. Migliaia di persone residenti nell’area furono esposte a livelli pericolosi di radiazioni e si registrarono numerosi casi di cancro, malattie della tiroide, e altri disturbi legati alla radiazione tra la popolazione locale.
L'area circostante la centrale nucleare di Cernobyl è una zona di esclusione radioattiva da decenni, anche se negli anni successivi all’incidente sono stati intrapresi sforzi per la messa in sicurezza e la decontaminazione della zona. Dopo il disastro è stato costruito un “sarcofago” per contenere il reattore ed evitare ulteriori dispersioni inquinanti. Nel 2016 è stato posta sul primo sarcofago, usurato dal tempo, una ulteriore struttura protettiva realizzata dal consorzio francese Novarka grazie a donazioni internazionali. Tuttavia, l'area rimane ancora oggi un simbolo degli enormi rischi associati all'energia nucleare.
Accertare le vittime del disastro di Cernobyl è a tutt’oggi molto difficile. Nell’immediato, tra gli addetti alla centrale e i soccorritori, inviati sul luogo del disastro in condizioni di protezione insufficienti, ci furono 30 decessi. Ma l’effetto subdolo delle radiazioni ha fatto sì che molti altri, anche tra i civili evacuati, morissero per malattie correlate alle radiazioni negli anni seguenti.
È interessante però sapere che cosa è Cernobyl oggi, 38 anni dopo il disastro. Nell’area che è oggi una riserva protetta la natura ha preso il sopravvento: mentre le autorità ucraine affermano che il territorio non sarà abitabile dall’uomo per altri 24.000 anni, Cernobyl è la casa di lupi, alci, cavalli selvatici e gufi e si avvia a diventare un sito patrimonio UNESCO.
Purtroppo, la guerra che contrappone Russia e Ucraina da ormai due anni continua a destare preoccupazioni sulla sicurezza dell’area, che se lasciata davvero a se stessa sarebbe un mirabile esempio di come la natura, in assenza dell’uomo, riesca a riparare fin troppo bene le proprie ferite, prosperando nonostante tutto.