Qualcuno dice che la vera bellezza dell’amore comincia quando l’innamoramento è finito, quando cessano le farfalle nello stomaco e si comincia a vedere l’altro per come è davvero. Questa è la fase matura dell’amore, che però molti non riescono a raggiungere: passati i primi tempi tendono a stufarsi e la fine dell’esaltazione iniziale coincide con la data di scadenza del rapporto.
Perché questo succede? In parte è una questione chimica. All’inizio, nella fase di innamoramento, siamo letteralmente bombardati di ossitocina e dopamina, che dopo un po’ però subiscono un calo fisiologico. D’altra parte non si può vivere costantemente col cuore a mille e anche il nostro corpo inizia ad assuefarsi. Molti interpretano questo calo ormonale come un calo del desiderio e iniziano a chiedersi se la scelta di legarsi a una data persona sia davvero giusta.
Ma perché queste persone tendono a interpretare la fine dell’innamoramento come la fine dell’amore? La causa potrebbe essere uno stile di attaccamento disfunzionale appreso nell’infanzia. Infatti chi “molla” facilmente in amore molto spesso è cresciuto con una figura genitoriale dal cosiddetto attaccamento ambivalente, che a tratti bombardava il piccolo d’amore e a tratti lo lasciava nella negligenza.
Chi ha appreso questo stile di attaccamento, mutuandolo dai genitori, può sentirsi inquieto e provare il desiderio di scappare anche quando ha incontrato la persona giusta, solo perché non riesce a concepire una relazione fatta di serenità e stabilità.
Purtroppo ciascuno di noi tende a rivivere le ferite della propria infanzia, anche se non se ne rende conto. Una persona che ha appreso un attaccamento ambivalente potrebbe sabotare inconsapevolmente la propria relazione costruendo scenari di gelosia, tradendo il partner per sperimentare di nuovo “quel brivido", creare una relazione tira-e-molla per riprodurre il tipo di rapporto che lo legava ai propri genitori… oppure saltare di fiore in fiore senza rendersi conto del perché non riesce mai a creare il rapporto solido che pure vorrebbe.
Per fortuna c’è un modo per rimediare. Gli stili di attaccamento non sono necessariamente fissi per tutta la vita. Con un buon lavoro su di sé si possono sanare le proprie ferite e sperimentare un modello di relazione sano che porti alla stabilità desiderata. Questo è un lavoro che di norma si fa con l’aiuto di un buono psicologo.
Per ora, se ti riconosci in quello che abbiamo detto, prova a pensare che la vita è divisa in fasi. Finora la tua esistenza è stata caratterizzata dalla fuga, ora prova ad agire in controtendenza e a darti il tempo di valorizzare la stabilità. Fai un bel respiro, ripercorri la tua relazione attuale, metti in luce tutti gli aspetti per cui vale la pena di continuare (se necessario facendo una lista) e prova, giorno dopo giorno, a sperimentare il “restare”. Potresti scoprire una bellezza nascosta delle relazioni che mai finora hai provato e potresti, se sei accanto alla persona giusta, capire che cosa significa innamorarsi ogni giorno anche dopo anni.