Secondo Emily Nagoski, direttrice della Wellness Education presso lo Smith College di Northampton, la semplice definizione di “desiderio sessuale” non rende conto della complessità della realtà che entra in gioco nell’intimità. Propone quindi la distinzione in desiderio sessuale “spontaneo” e “reattivo”.
Che cos’è il desiderio sessuale reattivo? Per capirlo dobbiamo rifarci alla formula dei cinque passaggi proposta dalla sessuologa Helen Kaplan. Ogni rapporto intimo si svolgerebbe in cinque fasi: desiderio, eccitazione, plateau, orgasmo, risoluzione. Il desiderio sarebbe dunque la prima, necessaria fase di ogni contatto erotico.
Oggi si fa strada però l’idea che il desiderio possa essere anche “reattivo”, cioè che possa arrivare dopo l’eccitazione. In altre parole sarebbe possibile (e come vedremo è anche molto comune) che prima si inizino i primi approcci, i preliminari, e solo dopo nasca il desiderio. Questo, secondo Nagoski, accadrebbe alla maggior parte delle donne.
Un nuovo studio infatti afferma che le donne, per la maggior parte, non hanno un desiderio spontaneo, come invece accade agli uomini, ma sono molto più propense a provare un desiderio reattivo. La ricerca afferma che gli uomini provino desiderio spontaneo nel 70% dei casi mentre le donne solo nel 10-20%.
È inutile quindi, secondo Nagoski, che le aziende farmaceutiche statunitensi si ostinino a voler commercializzare farmaci contro la mancanza di desiderio spontaneo, che molte donne ancora percepiscono come un problema.
Esiste, è vero, una malattia psicologica definita come disturbo da desiderio sessuale ipoattivo, ma questa riguarda le persone che non provano fantasie, non si eccitano e non hanno desiderio né spontaneo né reattivo e soffrono per questo.
Bisogna invece normalizzare l’idea che soprattutto per le donne, ma anche per certi uomini, il desiderio non arrivi spontaneamente ma come risposta a una sollecitazione e che non c’è niente di male in tutto ciò. Invece l’azienda farmaceutica Sprout Pharmaceuticals sta provando a riproporre per la terza volta alla Food and Drugs Administration il farmaco Filbaserin, che dovrebbe servire proprio a trattare la mancanza di desiderio spontaneo.
L’intimità è un mondo complesso dove si intrecciano fisiologia ed emozioni. Dovremmo smetterla di coltivare tabù su questo tema ma studiarlo sempre di più per comprenderne le infinite sfaccettature. A quanto emerge dai nuovi studi, quindi, tutte quelle persone che si autoaccusano di essere “frigide” soltanto perché faticano a provare desiderio spontaneo dovrebbero riconoscere che questa è la normalità per gran parte della popolazione.