Sei circondato dalle persone eppure ti senti solo? Quella che stai sperimentando è la solitudine “soggettiva”, una condizione di origine psicologica. Mentre la solitudine “oggettiva” riguarda coloro che non hanno amici né contatti sociali, la solitudine “soggettiva” può essere anche peggiore, perché indica l’incapacità di godere delle proprie relazioni. Questo tipo di solitudine si può manifestare come noia, indifferenza, senso di finzione ed è più un sentimento che uno stato reale.
Per certi versi, sentirsi soli è più invalidante che esserlo effettivamente. La persona solitaria può provare piacere nel fare le cose da sé, mentre la persona che per vari motivi si sente di essere sola soffre costantemente, perché il suo cervello attiva le aree deputate al dolore e alla paura. Sono moltissime nel mondo le persone che soffrono di senso di solitudine e sembrano non avere una speranza di sentirsi meglio.
Secondo la psicologa statunitense Sherry Turkle l’attuale “epidemia di solitudine” può essere in qualche modo collegata al mondo dei social. Attraverso Facebook, Instagram e Tiktok creiamo una vera e propria identità fittizia, sempre piacevole e vincente, che serve a proteggerci dalla paura di non essere abbastanza. Inoltre, i canali comunicativi digitali come Whatsapp ci permettono un’espressione “mediata” e controllata mentre il confronto dal vivo fa sempre più paura. Infine la dipendenza da dispositivi mobili, diffusissima tra la popolazione, trasforma molte conversazioni in una dinamica altalenante tra momenti di confronto (quello vis a vis) e momenti di solitudine ricercata (le pause in cui si controllano le notifiche) creando una sorta di cuscinetto tra noi e gli altri e trasformando anche i bei momenti in qualcosa di “instagrammabile”.
Cosa fare dunque? La soluzione non è rinunciare in toto alla tecnologia ma fare un uso oculato dei social e riflettere sull’importanza dei veri rapporti umani. La connessione virtuale infatti non sostituisce in alcun modo quella reale, che è fatta di momenti concreti e rapporto con il mondo esterno.
Se nonostante questo “detox” tecnologico ti senti ancora solo, ecco alcuni consigli: