Come rispondere efficacemente a una provocazione?
Le provocazioni sono frequenti quando all’interno di una relazione si instaura una “lotta di potere”. L’obiettivo del provocatore è portare l’altra persona a sbilanciarsi, a perdere il suo “centro” e a lasciarsi andare a reazioni aggressive. Ma esistono modi più efficaci per rispondere alle provocazioni?
La provocazione è, a tutti gli effetti, una forma di attacco, pur se non diretto: quando si viene accusati ingiustamente, derisi, messi in cattiva luce, stimolati nei propri punti deboli si è, a tutti gli effetti, oggetto di provocazione. La reazione più istintiva è rispondere a questa “aggressività mascherata” con uno scoppio d’ira: tutti abbiamo visto, nei film in costume, sguainare le spade quando qualsiasi nemico metteva in dubbio l’onore del nostro eroe. Ma se l’obiettivo del provocatore (che sia un partner, un amico, un collega, un estraneo) è proprio indurci a sguainare le spade, cosa possiamo fare per non dargli soddisfazione?
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Secondo gli esperti di relazioni, a un provocatore bisogna rispondere, non reagire. “Rispondere” significa controbilanciare l’aggressione con l’azione, perché il silenzio e la passività porterebbero il provocatore a rincarare la dose finché non avrà ottenuto la reazione che desidera; rispondere, però, non significa “reagire”, ossia comportarsi nel modo che l’aggressore vorrebbe, cioè con aggressività.
Le migliori armi contro le provocazioni sono quelle in grado di spiazzare il provocatore e annientare il suo potere: queste sono principalmente il sorriso, l’ironia e l’indifferenza. Riuscire a rispondere alle provocazioni in questo modo implica un grande autocontrollo e un senso di sicurezza in sé che richiede del tempo per essere conquistato. Se queste sono le armi migliori, ma sono difficili da ottenere, ci sono comunque altre strategie per rispondere in modo efficace alle provocazioni:
- Fare delle domande: chiedere a un provocatore perché stia facendo quel che fa può essere un modo utile per diminuire il suo potere; in questo modo si rende chiaro a tutti che state subendo una aggressione e che il “trucco” è stato scoperto. Dopo una domanda chiara e limpida non ci sarà più spazio per l’aggressione perché chi ha scagliato la prima pietra sarà ora costretto a spiegarsi, assumendo una posizione difensiva.
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- Accogliere le critiche e saperle distinguere dalle provocazioni: a volte le critiche sono delle osservazioni “reali” e altre volte nascondono un intento provocatorio. Distinguere l’una e l’altra situazione non è sempre facile. Se però saprete accogliere e meditare le critiche davvero fondate, sarete più in grado di smascherare quelle infondate e dunque provocatorie. Anche se non è semplice, rispondere alle critiche con un “grazie dell’osservazione, ci penserò”, potrebbe essere spiazzante per il provocatore.
- Rispondere in modo fermo e “gentile”: anche se sentite il sangue alla testa, rispondere con parole equilibrate e rispettose toglierà al provocatore un aggancio per continuare a insultarvi. Infatti lui sentirà la vostra rabbia e ne godrà, ma allo stesso tempo sarà impossibilitato a proseguire il suo gioco.
- Evitare altre provocazioni: alcune persone potrebbero sentire l’esigenza di rispondere alla provocazione con un’altra provocazione, alimentando così una battaglia che scorre “sotto traccia” e che usa per rispondere le stesse armi che l’altro ha usato per attaccare. Questa non è una buona strategia perché non ferma l’escalation di aggressività che porterà, infine, uno dei due a cedere.
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In conclusione, nonostante sia difficile difendersi da una forma di aggressività molto particolare e frequente come la provocazione, utilizzando alcune delle tecniche sopra descritte è possibile frenare il provocatore privandolo del “carburante” che lo alimenta, cioè la vostra rabbia.
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