La società contemporanea è molto diversa da quella dei nostri nonni, sotto tanti aspetti: non solo la tecnologia fa sempre più parte del nostro quotidiano, non solo l’abbigliamento e i costumi si sono aggiornati, ma anche il modo di vivere la famiglia e i legami romantici si è profondamente modificato. Tra le pieghe di questo modello sociale, un fenomeno nuovo: sono sempre di più le persone adulte che si ritrovano ad essere single, cioè prive di un legame sentimentale stabile. I motivi per questa impennata dei “self parented” sono tanti: da un lato, si tende a sposarsi più tardi, dall’altro il numero dei divorzi è piuttosto alto nei Paesi occidentali. Inoltre, alcune persone scelgono consapevolmente di non voler instaurare legami duraturi.
Si è sempre pensato che l’essere single non sia una condizione in grado di rendere davvero felici, ma lentamente questo preconcetto sta decadendo. A dimostrare la sua inesattezza ci sono sempre più ricerche da parte di sociologi e psicologi da tutto il mondo. In particolare, una nuova ricerca condotta da un team neozelandese dimostrerebbe che i single possono essere felici esattamente quanto le persone impegnate, quindi che non sono i legami sentimentali a determinare in modo decisivo sulla soddisfazione personale.
La ricerca, che ha coinvolto persone dai 18 ai 94 anni, si è concentrata su un’analisi dell’approccio dei rispondenti alle relazioni sentimentali e su una valutazione della loro felicità percepita. Quando si è affrontato il tema delle relazioni, in particolare, si è chiesto ai single se fossero motivati “positivamente” a vivere soli (cioè se la loro assenza di legami fosse una scelta) o “negativamente” (cioè se in quel momento dominasse in loro il desiderio di evitare i lati negativi delle relazioni, come la possibilità di soffrire per esse).
È interessante che in questa ricerca le motivazionialla base della scelta di non cercare un partner non venissero affatto sottoposte dai ricercatori a un giudizio morale o psicologico: di solito si tende a pensare che chi non cerca relazioni perché spaventato dai lati negativi sia psichicamente più debole o comunque meno motivato, quindi potenzialmente più infelice o depresso.
Invece ciò che è emerso dalla ricerca, la quale ha confrontato individui single motivati “positivamente” e motivati “negativamente” con persone impegnate, è molto confortante: non si sono riscontrate differenze sostanziali tra un gruppo e l’altro, per quanto riguarda la felicità percepita.
I ricercatori si sono detti molto soddisfatti del risultato, proprio perché è stato chiarito che non esiste un’unica via per il raggiungimento della felicità e che tutti, a prescindere dall’essere o meno in coppia, possono avere una vita piena e consona ai loro obiettivi.
Per qualcuno questa potrà sembrare la scoperta dell’acqua calda, e invece è un ulteriore spunto che aiuta a smantellare degli stereotipi secolari – stare in coppia è bellissimo, ma anche essere single non è da meno.