Diversi studiosi, negli anni passati, si sono concentrati sul ruolo del supporto psicologico da parte di familiari, amici o del partner per attenuare lo stress nelle situazioni più difficili della vita.
In particolare, la questione verteva sul ruolo del supporto percepito rispetto al supporto effettivamente ricevuto. Per fare un esempio: essere accompagnati dal partner a un colloquio di lavoro è una forma di sostegno effettivo che però potrebbe non essere percepita come tale, ad esempio se la persona in questione considera questo un atto dovuto. Al contrario, il partner potrebbe non compiere alcuna azione concreta di aiuto ma essere percepito comunque come una figura supportante. Gli esempi potrebbero essere infiniti.
Come c’era da aspettarsi, per la riduzione dello stress vissuto in momenti difficili della vita conta molto di più il supporto percepito rispetto a quello effettivo. Questa potrebbe essere un’ottima notizia: al di là di qualsiasi azione concreta, sentirsi circondati da persone protettive e pronte ad aiutare è la cosa più importante.
Un nuovo studio condotto dalla University of California-Riverside ha ripreso in esame il ruolo di supporto del partner nei momenti di stress, in particolare quelli legati all’attesa dell’esito di un colloquio o di esami medici importanti. L’esperienza dell’attesa infatti, per via della sua dilatazione nel tempo, era utile da osservare per capire come funzionasse la dialettica del supporto tra partner. Si è visto che la percezione del supporto da parte della persona amata non è statica, ma segue delle curve: in alcuni momenti si sente bisogno di più aiuto, di più vicinanza, mentre in altri si tende a vivere con fastidio la presenza dell’altro.
Questo può spiegare perché è difficile, alle volte, stare vicino a una persona stressata o sofferente. L’approccio ideale sembra simile a quello che si adotterebbe verso un bambino che impara a camminare: sostegno fisico e psicologico nei momenti in cui cade o rischia di cadere e fiducia incondizionata nei momenti in cui sente di poter provare da solo.
Dato che a contare è, come abbiamo detto, più il sostegno percepito che quello reale, potrebbero capitare dei momenti in cui il partner percepisse l’aiuto dell’altro come una “diminutio”, come una dimostrazione di poca fiducia oppure come la conferma di una propria debolezza.
Secondo lo studio californiano, le persone ottimiste sono più facilitate ad accogliere l’aiuto dall’esterno e si sentono più accolte e più protette rispetto alle persone pessimiste. Questa è una ulteriore conferma di quanto la percezione del sostegno sia variabile e vada di pari passo con le caratteristiche del soggetto.
Ciò che emerge, in fondo, non è un risultato ma un punto di partenza: dare e ricevere supporto è un’esperienza molto più interiore di quanto sembri e segue percorsi non preordinati. Ciò che è importante è costruire un rapporto nel quale ciascuno dei partner avverta nell’altro la potenzialità di un sostegno forte. In questo modo, come un bambino sa di poter essere aiutato dai genitori nei momenti difficili, anche l’adulto che vive in una relazione saprà di poter avere l’altro sempre al suo fianco.