Secondo un sondaggio promosso recentemente dai ricercatori dell’università dell’Arizona (USA) sembra che dal 26% al 30% dei segreti venga rivelato. Più di una confidenza su quattro, insomma, è destinata ad uscire dalla riservatezza chiesta da chi l’ha pronunciata la prima volta. Ma come mai i segreti vengono spesso “traditi” e che tipo è colui o colei che si trova ad essere incapace di mantenerli?
Secondo i ricercatori dell’Arizona, parte della responsabilità sul segreto non mantenuto sarebbe da imputare alla stessa persona che ha chiesto di mantenerlo. Se chi ha qualcosa da nascondere è visto come una persona di scarsa moralità e il segreto è considerato una manifestazione di egoismo, è più probabile che sia divulgato. Ad esempio, se una persona incline al tradimento rivela a un amico di averlo fatto per l’ennesima volta, è più facile che l’amico stesso si astenga dal mantenere il segreto.
Ma questa considerazione è molto parziale e non basta a spiegare il fenomeno. Molte persone, pur volendo con tutto il cuore mantenere i segreti dei loro amici, finiscono lo stesso per rivelarli. Cosa accade loro?
Spesso la rivelazione dello scoop nasconde una immaturità della persona. Parlare tradisce una necessità “infantile” di essere visti e considerati da un gruppo di amici, conoscenti o colleghi, ottenendo la loro attenzione e con essa il loro favore. Quando riveliamo un segreto ci sentiamo, per un attimo, accettati dagli altri, apprezzati e ascoltati: è un’illusione destinata a cadere presto, ma per alcune persone è comunque irresistibile.
L’infantilismo che si cela dietro la rivelazione dei segreti si rivela anche nella scarsa considerazione del valore degli stessi: non scambieremmo il segreto del nostro migliore amico per un po’ di considerazione sociale in più, se pensassimo che mantenerlo sia davvero vitale. Prendiamo, insomma, un po’ troppo alla leggera le confidenze che ci vengono fatte. Le persone che “non sanno tenere un cecio in bocca” si riconoscono perché agiscono così anche sui propri segreti: rivelano tutto, come bambini incapaci di reggere al peso del “privato”, e così facendo danneggiano pure se stessi. Alcune persone, ancora, credono che rivelare un segreto di altri al proprio partner o a un familiare non sia condannabile perché vivono il rapporto come dei “vasi comunicanti” e credono erroneamente che tutti debbano sapere tutto.
Da questa casistica si escludono, ovviamente, altri motivi più contingenti che possono portare a rivelare un segreto: ad esempio lo scrupolo morale. Per esagerare, se un amico rivela di aver commesso un furto o una violenza, tradirlo significa in qualche modo ristabilire la moralità di una situazione.
Dire un proprio segreto, si sa, è sempre un rischio. D’altra parte è naturale sentire l’esigenza di rivelare almeno a una persona qualcosa di grosso che ci preme dentro. L’unico consiglio che è possibile dare è accertarsi di fare una confessione soltanto a persone abbastanza serie da saperla mantenere e non rivelare segreti che possano mettere seriamente a rischio noi o gli altri, se non a chi potrebbe concretamente aiutare.