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    Capacità di adattamento, l'ambivalenza di una virtù
    La capacità di adattamento è una qualità importante ma non deve nascondere del tutto la nostra natura più autentica, altrimenti l'adattamento rischia di diventare una recita controproducente...

    In un precedente articolo abbiamo parlato della pazienza come di una condizione relativa al rapporto con il tempo, ma sotto il profilo psicologico, la pazienza allude anche all’adattabilità della nostra coscienza e quindi alla capacità di adattamento alle diverse situazioni della vita. Chi, con l’intuizione o il ragionamento, fa una disamina dei costi e dei benefici richiesti da qualsiasi azione, dovrà anche essere capace di comprendere se sia bene agire subito o aspettare, per poter avere appieno quel che si desidera. In quest'ultimo caso, occorre possedere quella plasticità mentale che comunemente chiamiamo pazienza.

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    La saggezza dell'attesa

    Se, ad esempio, un evento fortuito sbarra momentaneamente la strada verso una meta ambita, è psicologicamente opportuno mettersi in uno stato d’animo contemplativo da cui venga allontanata la maggior parte possibile di frustrazione e subentri invece un altro di attesa fiduciosa... Come dice l’origine della parola, occorre saper “soffrire”, poiché questo è la pazienza. Attenzione: anche se a volte non c’è un obiettivo specifico ed evidente, non vuole dire che non occorra munirsi di pazienza. Un collega invadente e logorroico, un parente prepotente, un negoziante assillante o un automobilista maleducato richiedono quello stato d’animo che rallenta i battiti del cuore, spiana le rughe: anche questo è pazienza...

    La pazienza è come un test su se stessi

    Nel caso del collega invadente, si agisce la pazienza allo scopo di mantenere relazioni non contrastate sul posto di lavoro, nel caso del parente prepotente si pazienta per non rovinare relazioni affettive e così via. Da ciò si evince che la pazienza è un ottimo test: ci indica le cose a cui teniamo di più, ma testimonia anche fino a che punto nascondiamo la nostra aggressività o al contrario, i limiti della nostra amabilità. Avere troppa pazienza evidenzia una personalità eccessivamente sottomessa e dipendente, che teme i sentimenti autentici...

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    Se sei impaziente, forse non lo desideri davvero...

    La pazienza (o la sua assenza) ci dà anche l’occasione per accorgerci che uno scopo, apparentemente voluto, non riesce a richiamare la pazienza necessaria: probabilmente non lo vogliamo così tanto! Questa consapevolezza semplifica la nostra vita emotiva e ci risparmia battaglie inutili. La pazienza è quindi un filtro necessario che smussa asperità e veleni psicologici, perché di frustrazione e rabbia ci si può intossicare, ma è vero anche che se copre troppo quel che proviamo in nome del quieto vivere, si cade dalla padella nella brace.

    Uno dei modi migliori con il quale ci si può rapportare al tema pazienza/adattamento è cercare di “astenersi” da giudizi quando siamo vittime del suo contrario, l'impazienza. Se non sono possibili soluzioni alternative a quel che sta accadendo, mettetevi in stato di attesa. Occupatevi di un piccolo particolare che attira l’attenzione oppure richiamate alla memoria un evento del passato che ha avuto esito positivo. Cercate di fare il vuoto nella mente, come quando si fissa senza pensare un raggio di sole che, entrando da una finestra, fa brillare il pulviscolo dell’aria. Lasciatevi assorbire da questa sensazione e pensate che vi state regalando una porzione di tempo tutta per voi: un regalo, non una perdita...

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    L’universo non funziona come un orologio, in realtà fa pause e salti inaspettati. Tutti ne facciamo  parte, non ne siamo né fuori né al di sopra, quindi se esercitiamo quello stato d’animo salutare chiamato pazienza siamo in linea e in accordo con l’universo. Se una pianta potesse pensare e dare un nome alla porzione di tempo durante la quale aspetta di crescere e di arrivare al sole, anche lei la chiamerebbe pazienza....

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